La Via Francigena
   Riduci

A cura di Enea Fiorentini

Aosta, febbraio 2008

 

Guide Francigene Regionali

NOTIZIE SULLA “VIA FRANCIGENA”

E SULLA STRADA ROMANA DELLE GALLIE

IN VALLE D’AOSTA
 
Indice:
 
- Una premessa

- Un po' di storia

- L’antico itinerario principale

- Notizie su ospizi, ospedali, ricoveri nel tratto valdostano

- Il percorso principale attuale, dal Colle del Gran San Bernardo ad Aosta

- Le due varianti della 1° tappa dal Colle del Gran San Bernardo

- Il percorso di fondovalle fino a Pont Saint-Martin

- Lunghezza, difficoltà, segnaletica e logistica delle 5 tappe

- Il periodo migliore per il cammino sulla Via Francigena in Valle d’Aosta

 

Una premessa:

Questo piccolo opuscolo rappresenta un brevissimo riepilogo, quasi una traccia, della documentazione dettagliata sulla Via Francigena in Valle d’Aosta che sarà presentata sul volume di prossima pubblicazione: “I Sentieri lungo la Via Francigena in Valle d’Aosta”, facente parte delle “Guide francigene regionali ”. Tale prossimo volume, ricco d’informazioni storico-culturali, geografiche e logistiche, descrive i sentieri che attraversano la Valle d’Aosta, dal Colle del Gran San Bernardo a Pont Saint-Martin, lungo l’itinerario seguìto dall’arcivescovo Sigeric (o Sigerico) che, nel 990-994, indicò in un suo diario il viaggio di ritorno da Roma verso la sua città inglese di Canterbury, precisando i luoghi di sosta e le 80 tappe percorse. La nuova guida è un volumetto agile, dedicato soprattutto a coloro che amano camminare lungo i percorsi storici e che desiderano conoscere più approfonditamente la storia del territorio che attraversano, vedere e visitare con maggior calma le emergenze storiche che vi si trovano, seguendo le tracce del passato e di coloro che li hanno preceduti.

In Valle d’Aosta, il percorso francigeno si trova a metà strada rispetto ai circa 1700 km che separano Canterbury da Roma.

L’attraversamento della regione valdostana lungo il percorso di Sigerico, secondo tappe giornaliere di circa 20-25 km che consentono di essere percorse a piedi da ogni tipo di pellegrino, prevede di compiere 5 tappe, con sosta nei luoghi che oggi offrono un’adeguata ospitalità ed accoglienza. Qualora i luoghi di sosta si moltiplichino in futuro, diverrà più facile suddividere le tappe in più giorni e percorrere meno km, dedicando il tempo maggiormente disponibile per visite più accurate ai monumenti e alle zone toccate o vicine all’itinerario proposto.

Sul tracciato della Via Francigena, in altre regioni italiane e straniere, si assiste oggi alla nascita di numerose associazioni che si dedicano al cammino, alla conoscenza e alla promozione della “Via”, ed è in corso una grande attività volta al recupero di sentieri e alla creazione o sistemazione di luoghi di sosta dove poter assistere e accogliere i pellegrini in transito, permettendo loro di usufruire di un pernottamento in un ambiente decoroso, anche se a volte spartano, a prezzi contenuti. La Via Francigena, dal 1994, è stata dichiarata "Itinerario culturale del Consiglio d'Europa" assumendo, al pari del Cammino di Santiago di Compostela, una dignità sovranazionale e, nel dicembre 2004, ha ricevuto la menzione ufficiale dalla Segreteria Generale del Consiglio d'Europa di: "Grande Itinerario Culturale Europeo".

Si sta assistendo, un po’ ovunque, alla crescita d’interesse per il cammino sulla Via Francigena da parte di molti pellegrini, soprattutto stranieri, e si pensa che questo flusso possa aumentare progressivamente nel prossimo futuro in Italia e quindi anche in Valle d’Aosta. Certamente non speriamo di vedere, nel breve periodo anche sulla Via Francigena, il numero attuale di pellegrini che ogni anno percorre i sentieri del Camino di Santiago di Compostela (circa 100.000 pellegrini) e quello dei turisti “convenzionali” (circa 1 milione) che raggiunge i luoghi più importanti con altri mezzi (aereo, pullman, automobile, bici, ecc...), ma l’incremento crescente di camminatori-pellegrini, dal 2000 ad oggi, è di buon augurio.

Questo opuscolo, ma in seguito la nuova “Guida”, vuole colmare un vuoto ed è dedicato ai pellegrini in transito in Valle d’Aosta, e vuole cercare di aiutarli nel seguire i sentieri con maggior sicurezza e tranquillità, e non le strade asfaltate e pericolose, riscoprendo con nuovi occhi un bel tratto di Via Francigena nel territorio valdostano.
 
Un po' di storia:

L'itinerario della Via Francigena che transita per il Colle del Gran San Bernardo (m 2473 slm) ha sempre  rappresentato, fin dall'antichità, il collegamento più diretto tra il Nord Europa e Roma. E’ risaputo che non si può parlare di "Via Francigena" come di un unico tracciato bensì come di un insieme di percorsi che hanno formato, negli oltre mille anni di storia e di utilizzo, una fitta rete di strade. Esse sono state utilizzate nei secoli da eserciti, mercanti e pellegrini. Ma in Valle d'Aosta l'itinerario nella valle centrale e poi verso il confine svizzero e francese era unico e obbligato, salvo qualche piccola deviazione, d’epoca più recente, esistente nella parte alta della Valle del Gran San Bernardo.

Generalmente l'itinerario principale coincideva con la strada romana preesistente che era conosciuta, in Valle d'Aosta e in Piemonte, come la "Strada delle Gallie", ristrutturata e consolidata nel 1° sec. a.C., strada i cui resti sono ancora ben visibili nei giorni nostri, e sulla cui sede rocciosa si cammina ancora in vari tratti dell'attuale percorso francigeno valdostano. Il cammino che, attraverso il territorio della Valle d'Aosta, collegava la pianura del Po e le regioni mediterranee ai valichi alpini e quindi al nord dell'Europa, era in uso almeno dal III° millennio a.C., come testimoniano i ritrovamenti archeologici che dimostrano l'esistenza di scambi commerciali e culturali tra i due versanti delle Alpi. La sua trasformazione in vera e propria strada avvenne però solo in età romana, molto probabilmente a partire dal periodo augusteo, quando la locale popolazione dei "Salassi" fu definitivamente vinta e sottomessa dagli eserciti di Roma, nel 25 a.C. Secondo Strabone, la costruzione della strada fino ad Aosta fu iniziata prima della vittoria definitiva di Aulo Terenzio Varrone Murena contro i Salassi. La sistemazione della strada riprese poco dopo la fondazione della colonia (dal 25 a.C.). Lungo gli itinerari e sui colli furono predisposte "mansiones" in cui i viaggiatori trovavano un rifugio per la notte, potevano mettere al riparo le cavalcature ed eventualmente cambiarle. Da "Eporedia" (l’antica città degli allevatori di cavalli, già chiamata dai Celti: “Yporegia”, cioè l'attuale Ivrea), la cosiddetta "Strada delle Gallie" risaliva la Valle d'Aosta procedendo per segmenti rettilinei congiunti ad angolo e seguendo pendenze modeste, per poi biforcarsi ad "Augusta Praetoria" (l’attuale Aosta) verso l'"Alpis Graia" (valico del Piccolo San Bernardo) e l'"Alpis Poenina" o "Summus Poeninus" (valico del Gran San Bernardo). Il clima rigido della regione, l'aspra conformazione dei luoghi, i corsi d'acqua insidiosi e la cui portata e deflusso non erano controllabili con la tecnologia di allora, imposero il superamento di molteplici difficoltà. La realizzazione di viadotti e di ponti, il taglio di pareti rocciose e di rupi sporgenti sul fianco dei monti e la costruzione di alte sostruzioni sui pendii a valle, consentirono alla strada di superare (o eliminare) gli ostacoli naturali con interventi tanto arditi quanto rispettosi della natura, garantendo al tempo stesso la regolarità e la comodità della percorrenza. Gli eserciti delle tribù che sostituirono i Romani nel controllo del territorio valdostano e del passaggio di soldati, merci e viandanti, mantennero sempre in efficienza questa "Via". La trovò in efficienza Sigerico quando vi transitò durante il suo ritorno a Canterbury da Roma nel 990-994. Prima e dopo di lui, la trovarono transitabile anche gli eserciti degli ostrogoti, bizantini, longobardi, persino saraceni e poi burgundi, franchi e quindi quelli dei re savoiardi durante i loro spostamenti, come pure il potente esercito di Napoleone (46.000 uomini più attrezzature, armamenti e animali) che vi transitò nel maggio del 1800 (circa 800 anni dopo Sigerico), durante la sua vittoriosa campagna d'Italia. Percorsa nei due sensi da centinaia di migliaia di persone per oltre mille anni, questa "Via" perse gradualmente d'importanza man mano che altri valichi, posti a quote meno elevate ed agevoli in tutte le stagioni, cominciarono ad essere utilizzati: come i valichi della Val di Susa (Monginevro e Moncenisio), i passaggi sulla Via Aurelia lungo il bordo del Mar Ligure e i valichi della vicina Lombardia.

 
L'antico itinerario principale:

Oltre che strada della Fede per i pellegrini diretti a Roma e in Terrasanta, questo percorso rappresentava anche la strada europea degli affari, poiché collegava i centri finanziari della pianura padana e della Toscana alle città mercantili della Champagne e della Fiandra, sedi di famosissimi mercati e fiere (erano apprezzati e molto richiesti i filati e le lane lavorate in maniera raffinata di quelle terre). Arrivando dalla Gran Bretagna, poi attraversando le pianure francesi dell'est e quindi passando sui bordi del lago Lemano (il lago di Ginevra), l'itinerario superava la chiusa di "Agaune", il cui celebre monastero conserva le reliquie di San Maurizio, poi risaliva la valle del Rodano e la valle d'Entremont, per giungere e valicare il Colle del Gran San Bernardo. Di là del colle, in territorio valdostano, la strada percorreva prima lo stretto vallone del Gran San Bernardo fino al villaggio di Saint-Rhémy (Sce Remei, submansio XLVIII, ultima sosta in Italia citata da Sigerico) per poi sfociare nella "Coumba Frèide" (la Valle Fredda), in pratica la Valle del torrente Artanavaz, dove toccava il villaggio di Etroubles (l'antica "Eudracinum" romana), quindi raggiungeva Aosta (l’antica "Augusta Praetoria" romana, la submansio XLVII “Agusta” di Sigerico), dove i pellegrini potevano venerare le reliquie di Sant'Orso e di San Grato (patroni della Valle d'Aosta). Poi, la strada costeggiava il corso della Dora Baltea nella valle centrale valdostana, toccando molte frazioni, tra cui i paesi di Châtillon, di Plout di Montjovet (la submansio XLVI “Plubei”, altro luogo di sosta di Sigerico) e di Verrès (la "Vitricium" romana) fino a Pont Saint-Martin, raggiungendo Ivrea ("Eporedia") già in Canadese (Piemonte). Proseguiva quindi verso Santhià, Vercelli, Pavia, dove c'era il "Transitum Padii" (l'attraversamento del fiume PO su barchini speciali - recentemente rimessi in funzione) che permetteva di toccare la sponda emiliana. Poi, attraverso Piacenza, Fidenza, Parma, il Passo della Cisa (o valico “Langobardorum” - cioè del territorio controllato dai Longobardi), la strada conduceva sulla costa tirrenica superando Pontremoli, Aulla, Luni, Massa, Pietrasanta per poi piegare all'interno e raggiungere Lucca, città in cui si venerava il "Volto Santo". Quindi attraversato il fiume Serchio (l’antico Auser) e raggiunto il bordo delle grandi paludi toscane (tra cui il Padùle di Fucecchio), il tracciato entrava in Altopascio, la città del pane “buono” per i pellegrini e una sede importante dei Cavalieri del TAU, protettori dei pellegrini in cammino sulla Via Francigena. Più avanti, attraverso le colline toscane della Valdelsa, raggiungeva San Miniato, Gambassi, San Gimignano, Siena, Buonconvento. Superando le pendici del Monte Amiata transitava per Abbadia San Salvatore oppure, attraverso le vallate della Val d'Orcia, toccava la sommità della rupe di Radicofani. La strada entrava nel

Lazio, toccando altri importanti luoghi di sosta di Sigerico, come Acquapendente, Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Vetralla, Sutri, Campagnano ed infine Roma. Molti altri itinerari altrettanto importanti e frequentati, che provenivano o conducevano in altre zone del confine italiano, s’immettevano sul tracciato principale in vari punti del percorso, formando nel tempo una fitta rete di varianti (chiamate in gergo: “diverticoli”) che in parte continuavano a seguire, per quanto possibile, le tracce delle antiche vie consolari romane (come la Via Clodia, la Via Aurelia, la Via Annia, ecc..), mentre la Via Francigena, da Firenze verso il Centro Italia seguiva prevalentemente l’antica “Via Cassia” fino a Roma e poi, a sud della capitale, sfruttava gli antichi tracciati delle vie consolari romane “Via Appia” e “Via Appia Traiana”. 
 
Notizie su ospizi, ospedali, ricoveri nel tratto valdostano:
L'intenso afflusso di pellegrini, la difficile conformazione geografica del territorio, la sua asprezza e altezza in quota, comportarono la costruzione di numerosi ospizi lungo l’itinerario valdostano, su iniziativa di congregazioni religiose, di ordini monastico-cavallereschi e di singoli benefattori. L'attuale tracciato escursionistico, che varie organizzazioni private e istituzionali hanno riscoperto e proposto, non va inteso come ricostruzione puntuale del percorso originale, a causa delle numerose modificazioni subìte dai tracciati stradali in epoca moderna e contemporanea. Ma il segno inconfutabile del transito della "Strada delle Gallie" e poi della "Via Francigena" è dato, oltre che dai monumenti romani e medioevali osservabili lungo il percorso, dalle sedi e dalle costruzioni realizzate dalle fondazioni ospedaliere medievali che della "Via" furono la fondamentale ossatura. L'ospizio del Gran San Bernardo è il più antico e celebre. D'estate, moltitudini di persone salgono a questo colle per visitare il canile con i famosi cani e il Museo dell'Ospizio, e altrettante lo raggiungono per una sosta lungo il loro cammino francigeno. Un ospizio esisteva già nel VIII secolo a Bourg-Saint-Pierre, sul versante vallese (Svizzera), ma fu probabilmente distrutto dai Saraceni nel X secolo. Pochi decenni dopo, alla fine delle incursioni saracene, San Bernardo, arcidiacono di Aosta, dopo aver sconfitto i briganti che infestavano tutta la zona, fondò un nuovo ospizio proprio in cima al passo e lo intitolò a San Nicola, patrono dei viandanti e dei mercanti; ma nel secolo successivo, l’ospizio gli fu dedicato così come l’intera zona. Da allora i canonici del Mont-Joux (cioè posti a nuova guardia dell'antico colle "Mons Jovis" dei romani) assicurarono "letto, pane e fuoco" a milioni di pellegrini e viaggiatori, per secoli. La tradizione è viva ancora oggi e l'antica ospitalità dell'ospizio è assicurata per coloro che vi giungono a piedi o in mountain bike (segno dei nuovi tempi). Dopo il colle e poco sotto nella vallata in territorio italiano, il primo ricovero che i pellegrini della Via Francigena incontravano scendendo verso Aosta era l'ospedale di "Fonteintes" (de Fontibus Tinctis, come è indicato in diversi atti in latino), fondato verso il 1250 dal vescovo di Aosta Pierre d'Etroubles e da suo fratello Nicolas Richard di Vachéry d’Etroubles, signori di Bosses. Fu ridotto ad alpeggio nel settecento e poi riacquistò funzioni d’ospitalità a metà ottocento cambiando nome in “Cantine”, quando vi fu aperta una locanda. Ancora oggi una gentile signora dà ospitalità e vitto, su prenotazione. I pellegrini incontravano un altro ospizio a Saint-Rhémy (asilo di Sigerico), prima di raggiungere Saint-Oyen e la sua famosa "casa forte" di "Château Verdun", luogo di sosta attivo ancora oggi. Dall' XI secolo, questa “casa”, con i terreni adiacenti, è sempre stata al servizio dell'Ospizio del Gran San Bernardo, sia come sosta dei viandanti e ricovero dei muli sia come cascina per il rifornimento agro-alimentare dell'Ospizio stesso. Ristrutturato completamente, "Château Verdun" è oggi diventata una "Casa d’Accoglienza" aperta a tutti, sempre gestita dai canonici del Gran San Bernardo.

Anche il paese di Etroubles aveva il suo ospizio. Esso fu fondato dal nobile Jacques de La Tour, parroco del luogo, e rimase in funzione fino al XVIII secolo. Sul luogo dove sorgeva, fu in seguito costruita la casa dell'Abbé Veysendaz, nella quale Napoleone, valicato il colle del Gran San Bernardo, trascorse la notte del 20 maggio 1800. Proseguendo la discesa verso Aosta s’incontra l'ospizio di "La Clusaz", oggi divenuto una locanda con ristorante. I pellegrini trovavano ancora ospitalità nell'ospizio e ospedale di "Saint-Jean-de- Rumeyran" (o di “Ru Meyran”), ormai alle porte di Aosta. E' da questo ospizio che i "marronniers" (le primitive guide alpine di qualche secolo fa) di Etroubles e di Saint-Rhémy prendevano in consegna i pellegrini, i loro bagagli e le loro cavalcature per la salita al colle. Questi prodi montanari, che facevano questo pericoloso mestiere per guadagnare qualche soldo, furono anche inquadrati nelle truppe alpine proprio per la loro abilità e conoscenza delle montagne e dei vari passaggi. Per molto tempo, essi ebbero il privilegio esclusivo di scortare i viaggiatori attraverso il Colle del Gran San Bernardo nei due versanti. Tre ospizi erano aperti anche ad Aosta, a disposizione dei pellegrini in transito, tra cui anche Sigerico, ma di questi ora non esiste traccia. Ad Aosta nel XII secolo, i Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme costruirono l'ospizio di Saint-Jean-de-la-Pierre insieme col già menzionato ospedale del Ru Meyran. Essi costruirono una cappella e un altro ospizio, sempre intitolato a Saint-Jean-de-la-Pierre, lungo la strada romana (scavata nella roccia, da cui sembra che derivi il nome dell'ospizio) tra Bard e Donnas. I ruderi della cappella e dell'ospizio sono ancora oggi visibili sul bordo di ciò che resta dell'antica strada romana.

Altri ospizi esistevano lungo il tracciato della Via Francigena nella valle centrale della Dora Baltea, nei luoghi principali di sosta, a Quart-Villefranche, Nus, Châtillon, Verrès, Plout di Montjovet (asilo di Sigerico), Arnad, Hône, Bard, Donnas e Pont Saint-Martin.
 
Il percorso principale attuale, dal Colle del G. S. Bernardo ad Aosta:

Esso riguarda il primo tratto della Via Francigena in territorio italiano. Il cammino fino ad Aosta è facilitato dai cartelli posti in seguito al progetto escursionistico transfrontaliero TAM (Tour Aosta-Martigny), con un’efficace segnaletica contrassegnata dal simbolo TAM. Grazie a questa segnaletica, molti escursionisti partono da Aosta (m 583 slm), oppure da Martigny (in Vallese - Svizzera, m 461 slm) per percorrere, in 4 giorni di cammino, questo bellissimo itinerario che unisce paesi simili per cultura e lingua nei due versanti delle Alpi, sostando al Colle del Gran San Bernardo (m 2473 slm) a metà escursione, presso l'Ospizio, posto ai bordi del piccolo lago dove si specchiano le cime importanti di confine alcune delle quali sfiorano i 4000 m d'altezza (ma il Mont Grand

Combin - 4314 m - non è molto distante da qui).

Raggiunto il lato italiano del valico, si raggiunge la statua di San Bernardo, posta su un alto basamento, presso il "Plan de Jupiter" dove sono in corso gli scavi archeologici per riportare alla luce i resti dei templi dedicati a Giove e ad Apollo e le due grandi "mansiones", gli antichi grandi ricoveri d'epoca romana, costruiti proprio su un ripiano del colle. Proprio in questa zona, durante precedenti scavi, furono trovati preziosi reperti (busti in bronzo dorato, suppellettili e molte monete originali dei primi secoli d.C.). Dalla statua di San Bernardo si imbocca la “Strada romana delle Gallie”, di cui si vede ancora una parte del lastricato completamente scavato nella roccia. Si inizia la discesa seguendo i segnali gialli del TAM e, inizialmente, anche quelli del TDC (Tour des Combins - il giro tra Italia e Svizzera attorno al gruppo montuoso del Gran Combin) e si arriva alla località di "Fonteintes", attraversando due volte la statale n. 27. A "Fonteintes" esisteva un piccolo ospizio fondato nel 1258 da Nicolas Richard de Vachery d'Etroubles che funzionò fino alla fine del settecento. Caduto in rovina, nell'ottocento fu recuperato e divenne un'osteria denominata "La Cantine". Con lo stesso nome, oggi è presente una costruzione che offre accoglienza per vitto e alloggio. Una signora accoglie gli ospiti su prenotazione. Si scende per prati e

pascoli, sulla sinistra orografica della valle, a mezzacosta, si transita proprio sopra l'imbocco della galleria autostradale e del tunnel del Gran San Bernardo e si prosegue passando vicino alla lapide che ricorda i lattonieri sorpresi e uccisi da una valanga mentre risalivano i sentieri verso il valico. Si continua a scendere senza difficoltà per sentiero, seguendo alcuni tornanti e svolte e raggiungendo infine il borgo di Saint-Rhémy, famoso per la produzione del famoso prosciutto: "Jambon de Bosses". Si supera il torrente su un ponte alla fine del paese e si prosegue sul percorso dell'Alta Via n.1 della Valle d'Aosta, fino a raggiungere la località Saint-Léonard, capoluogo del comune di Saint- Rhémy-en-Bosses. Si scende ancora per piccoli sentieri e si raggiunge la frazione di Cerisey con piccole case costruite in pietra e legno. Qui si prosegue, prima su una carrareccia e poi si segue il "Ru Neuf" (uno dei tanti piccoli canali artificiali della Valle d'Aosta creati per l'irrigazione dei campi con scarsità d’acqua e di sorgenti), fino a raggiungere il paese di Saint-Oyen e la "Casa d'Accoglienza" di "Château Verdun", dove si fa sosta come gli antichi pellegrini. Poco più avanti s’incontra il paese di Etroubles, che merita una visita sia per le vestigia antiche dei pellegrini sia per le moderne sculture (di famosi scultori locali e stranieri) poste in ogni angolo di strada del paese. Si attraversa il torrente Artanavaz e si prosegue sulla destra orografica della valle. Si transita nei pressi del piccolo cimitero dietro il quale c'e' il sentiero che scende verso Aosta. Prati a mezzacosta e boschi accompagnano il cammino fino a raggiungere la località di Echevennoz (possibilità di sosta e pernottamento presso un “dortoir” realizzato presso la cappella della zona e di cena in una trattoria locale). Il sentiero transita dietro l'antica cappella della frazione e poi imbocca un tratto pianeggiante, all'interno di una pineta, seguendo l'antico "Ru Neuf" lungo il suo percorso fino ad incontrare prima la località di "la Clusaz" e poi tutte le frazioni fino al capoluogo stesso di Gignod, raccolto attorno alla chiesa. Trascurando la statale n. 27, si attraversano piccole frazioni collocate sui pendii soleggiati della valle e si raggiunge la località di Variney, dove si ritrova la statale e l'asfalto. Si percorre un breve tratto di quest'ultima fino alla chiesetta di Ossan nei pressi del borgo di Signayes. Ormai si è arrivati nel territorio di Aosta. Ancora poche centinaia di metri e poi si sale alla frazione di Grand Signayes, verso la zona dei grandi vigneti della collina di Aosta. Da qui si scende rapidamente ad Aosta lungo tre differenti direttrici. La prima segue un ripido sentiero tra i vigneti; la seconda percorre, in discesa, la Via delle Betulle ed entrambe confluiscono in Via Edelweiss che termina alla rotonda dell'Ospedale Regionale, ad un passo dal centro storico di Aosta e dai luoghi di sosta. Una terza direttrice, adeguatamente segnalata, conduce i pellegrini direttamente alla Collegiata di Sant’Orso, nella zona est di Aosta.

 
Le due varianti della 1° tappa dal Colle del Gran San Bernardo:

a) - Strada napoleonica: Superata la località "Fonteintes" e la "Cantine", a quota 2135 m, sulla sinistra del sentiero principale con segnaletica TAM, si stacca una mulattiera che procede prima in leggera salita e poi a mezzacosta. E' il sentiero percorso dalle truppe napoleoniche nel maggio 1800. Il numero di sentiero che indica questo percorso è il n. 13. Quest’ultimo si ricongiunge al sentiero base (quello dell’itinerario TAM) appena prima di entrare nel paese di Saint-Rhémy.

 

b) - Via Francigena ad Anello: E’ un percorso più soleggiato, che si presta per una percorrenza invernale. Questo itinerario si stacca dal percorso principale appena fuori l'abitato di Saint-Rhémy. Dal borgo si ripercorre in salita, per circa 200 metri, la statale del Gran San Bernardo, poi s’imbocca (sulla destra salendo) una carrareccia che sale nel bosco e che conduce a Plan Puitz.

 

Senza raggiungere questa località lungo i tornanti finali, si segue il tracciato e i segnali dell'Alta Via n.1 della Valle d'Aosta fino alla frazione di Eternod e quindi si raggiunge, con una leggera discesa, il paese di Etroubles. L'itinerario prosegue in costa, supera Allein sui prati soprastanti e raggiunge il capoluogo di Doues. Poi prosegue in discesa arrivando a Valpelline. Da qui si raggiunge il "Ru Pompillard" su cui corre un’agevole mulattiera di collegamento con Roisan. Da quest’ultimo paese si prende una mulattiera che porta verso il lato sinistro orografico del torrente "Buthier" (che scende ad Aosta provenendo dalla vicina valle di Valpelline), raggiungendo il "Ru Prévot" che si segue fino alla frazione di Closellinaz. Da qui si arriva al “ponte di Calvino" sul Buthier (purtroppo distrutto dall'alluvione del 2000) che permette di raggiungere il lato orografico destro del Buthier e di risalire a Variney, dove s’incontra il percorso principale, che scende verso Aosta, luogo di sosta della seconda tappa.
 
Il percorso di fondovalle fino a Pont Saint-Martin:

Attualmente, molti pellegrini, per evitare percorsi e tempi di cammino più lunghi, camminano sulla strada statale n. 26 che collega tutte le località valdostane della valle centrale al Piemonte e alle altre regioni italiane. Questo però è un percorso ad alto rischio per l'intenso traffico veicolare e ha un minore interesse paesaggistico. Esiste invece un percorso collinare che transita a mezzacosta nella valle centrale, molto più sicuro ed interessante e che permette di camminare vicino a villaggi interessanti, a castelli (famoso in questa zona è il castello di Quart), cappelle di montagna e vigneti. Dirigendosi verso questa rete di sentieri a mezzacosta, si lascia Aosta attraversando il suo centro storico: Via Martinet, Via Croix de Ville, Piazza della Cattedrale, Piazza Emile Chanoux, le Porte Pretoriane, la Collegiata di Sant’Orso, l'Arco d'Augusto e il Ponte Romano sul Buthier.

Poco oltre, si guadagna il versante orografico sinistro della valle centrale e si supera l'ospedale Beauregard e tutte le frazioni di collina del comune di Saint- Christophe, fino a raggiungere l'imponente castello di Quart, sopra l'omonimo abitato. Sempre a mezzacosta e praticamente in falsopiano si raggiunge l'abitato di Nus proprio all'altezza del suo castello. Più in basso, oltre la Dora Baltea si nota il famoso castello di Fenis (della nobile famiglia dei Challant feudatari dei Savoia). Si attraversa l'abitato di Nus, passando accanto alla chiesa e si prosegue, sempre a mezzacosta per prati e pascoli, verso la chiesa di Diemoz (tracce di passaggi della Via Francigena), poi si raggiunge il paese di Chambave, mentre in alto, su un roccione a picco sulla valle, si notano i ruderi dell'antico "castello di Cly", dominatore per secoli dei transiti di merci e viandanti in questa parte della valle. Si esce da Chambave, dopo aver ammirato qualche antica casa medioevale, si transita davanti la stazione ferroviaria e si riprende una stradina in salita che permette di ritornare a mezzacosta e di raggiungere le varie frazioni, tra cui quella abbandonata di Barma e una famosa cappella meta di processioni annuali, fino a raggiungere Châtillon, grossa cittadina che, con Saint-Vincent, rappresenta il fulcro d’importanti interessi turistici, culturali, artigianali e industriali della media valle. Châtillon è il luogo di sosta della terza tappa. In seguito, il cammino riprende risalendo alla Chiesa parrocchiale di Châtillon e al Castello dei signori Passerin d’Entrèves e, raggiunta la mezzacosta del lato sinistro orografico della valle centrale, si sfrutta il tracciato di un altro "Ru" che conduce fino alle "Terme" di Saint-Vincent. Poi, con un percorso sempre avvincente e vario, si raggiungono i ruderi del vecchio ponte romano della "Strada delle Gallie", proprio all'uscita est di Saint-Vincent. Da qui, si ritorna verso monte e si prende una serie di sentieri che conducono verso gli imponenti resti dei castelli di Chenal e di Saint-Germain, che controllavano i transiti di persone e di merci nella strettoia di Montjovet e su un grande tratto della valle centrale.

Ancora per sentieri di mezzacosta, si raggiungono e si superano antichi villaggi e piccole cappelle, e si transita sull'antico tracciato romano della "Strada delle Gallie", tagliato nella roccia, che si snoda tra bellissimi vigneti. In breve si raggiunge l'abitato di Montjovet, ai piedi di una delle "chiuse" importanti della valle centrale valdostana, dominata dal castello di Saint-Germain, ben visibile per lungo tratto, in alto su un enorme roccione a sbalzo sulla valle. Si scende all'abitato di Montjovet, lo si attraversa e poi, superata la Dora Baltea attraverso il ponte a valle del paese in frazione Berriaz, si continua a camminare sul lato destro orografico della valle centrale, nel versante più in ombra, conosciuto come "l'Envers" (l'inverso, il rovescio della valle, cioè la parte opposta di quella soleggiata). Dopo un lungo tratto si supera nuovamente la Dora Baltea, su un ponte che permette di raggiungere il lato sinistro della valle e il centro storico di Verrès.

Si cammina, avendo di fronte l'antico castello di Verrès dei Conti di Challant, anch'esso su un roccione sovrastante il corso del torrente Evançon, e si raggiunge il centro cittadino, transitando a fianco della costruzione medioevale rurale delle “Murasse” (sempre di proprietà dei Challant), oggi sede di una Biblioteca e della Comunità Montana dell’ Evançon. Verrès è il luogo di sosta della 4° tappa ed è un paese ricco di emergenze storiche medioevali, dalla Collegiata di Saint-Gilles, ai castelli, alle case forti e alle fattorie dei Challant.

Poco distante da Verrès c'è l'abitato di Issogne, famoso anch'esso per la presenza di una casa signorile dei Challant fondata da Ibleto di Challant su una preesistente casa-forte vescovile nei primi anni del 1400 e continuamente ritoccata dai successori. Giorgio di Challant, priore di Sant'Orso ad Aosta, fu uno dei più grandi costruttori di castelli e case della famiglia Challant e fece grandi restauri anche al castello d’Issogne, completati nel 1494, pochi anni prima della sua morte (avvenuta nel 1509). Questo antico maniero medioevale è molto ben conservato ed è ricco d’importanti affreschi, di statue e di manufatti originali. Disponendo di una sosta più prolungata, il castello di Issogne e i suoi affreschi meritano una visita accurata. Si prosegue sul fondo valle della Dora Baltea mantenendo il lato sinistro orografico fino a raggiungere il paese d’Arnad, al suo inizio, proprio dove un ponte consente lo scavalcamento dell’autostrada A5 e della ferrovia. Si entra in Arnad e si attraversa il paese per piccole stradine, fino a raggiungere l'antica chiesa parrocchiale di San Martino dell' VIII secolo, ma ricostruita, dopo un'alluvione, nell' XI secolo dai Benedettini di Fruttuaria. Ma ciò che davvero non si può trascurare in San Martino sono gli affreschi. Se ne trovano sia all'interno sia all'esterno dell'edificio religioso e possono essere attribuiti con discreta certezza agli inizi del XV secolo. Si attraversa il paese ammirando il castello e la casa-forte dei Vallaise potente famiglia dominatrice di questi luoghi per secoli e si raggiunge il ristorante agri-turismo La Kiuva, vicino ad un'area pic-nic, qui si scende e si sottopassano la statale, l'autostrada e la ferrovia fino a raggiungere l'antico ponte in stile romanico di Echallod (ricostruito nel 1770 e sistemato nuovamente dopo la recente alluvione del 2000), che permette di ritornare sulla sponda destra orografica della Dora Baltea.

Su questo lato, si percorre una strada asfaltata con pochissimo traffico e si raggiunge il paese di Hône. Attraversato il borgo di Hône, si supera nuovamente la Dora sull'antico ponte medioevale e si raggiunge prima la

SS 26 e quindi l'abitato di Bard, sovrastato dalla fortezza sabauda che diede filo da torcere a Napoleone nel 1800.

Il grosso delle truppe napoleoniche fu costretto ad aggirarla per un complicato percorso tra le montagne che permise ai soldati di raggiungere i paesi più a valle della fortezza, al di fuori del tiro dei cannoni e avendo la strada aperta verso la pianura padana senza più difese imponenti. Dopo la fortunata e vittoriosa campagna d'Italia, Napoleone, ritornando in Francia per lo stesso percorso, fece radere al suolo la Fortezza di Bard (“le vilain château”) che fu ricostruita e ampliata solo dopo la caduta di Napoleone, nel successivo periodo della "Restaurazione", con grandi lavori, iniziati da Carlo Felice nel 1827, che si protrassero fino al 1838.

Oggi, dopo un recupero radicale delle varie costruzioni della Fortezza durato molti anni, tutto il complesso è divenuto un Museo che ospita varie mostre e che attira molti visitatori. Si raggiunge il centro del borgo di Bard e, disponendo di altre 3 ore o di una giornata aggiuntiva di sosta, si possono visitare la Fortezza e i suoi musei.

Al centro di Bard, proprio di fronte al municipio, sul cui muro c’è una lapide a ricordo del luogo dove lo scrittore Stendhal - al seguito delle truppe di Napoleone nel maggio del 1800 - ebbe il battesimo del fuoco, c'era una costruzione adibita ad ospizio dei pellegrini.

Scendendo dal borgo di Bard si raggiunge una delle zone più belle e interessanti della Valle d'Aosta e del cammino francigeno valdostano.

Superato il cimitero, s’incontra una zona d’antiche incisioni rupestri che, in grande numero, sono disseminate sui massi erosi e lisciati dall'antico ghiacciaio "balteo"; poi s’incontrano i ruderi della cappella e dell'ospizio di Saint-Jean-de-la-Pierre dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme e quindi si raggiunge il tratto di “Strada romana delle Gallie" interamente scavato nella roccia su cui è presente una colonna miliare, ancora intatta e anch'essa scavata nella roccia, dove è indicato il miglio XXXVI - circa 54 km da “Augusta Praetoria” -

Aosta. Attraversato l'arco romano scavato anch’esso nella roccia, si entra nel borgo antico di Donnas.

Si percorre interamente la stretta via centrale e si esce da un'altra porta in pietra che adduce ad un ponte sul torrente.

Oltre il ponte si risale a sinistra, verso monte per riportarsi in quota e per riprendere il cammino lungo un ultimo tratto in falsopiano, in mezzo ai vigneti dove si produce il vino DOC Donnas.

Seguendo i sentieri e le stradine dei vigneti, si raggiunge la parte sovrastante di Pont-Saint-Martin, ultimo paese della Valle d'Aosta. Con un breve itinerario in discesa, si raggiunge il centro del paese e l'antico e imponente ponte romano (il “Ponte del Diavolo”) sul torrente Lys.

Qui termina la 5° tappa francigena della Valle d'Aosta e il tratto valdostano della “Via”. La Via Francigena prosegue pochi passi più ad est dell’abitato di Pont Saint-Martin, in direzione di Carema (primo paese del Canavese in Piemonte) e quindi verso Ivrea.

 


Lunghezza, difficoltà, segnaletica e logistica delle 5 tappe

 

 

Tappa 1: Colle del Gran San Bernardo (m 2473) -> Etroubles (m 1280)

lunghezza percorso principale a piedi: circa 14 km;
difficoltà: nessuna; bei sentieri di montagna, carrarecce;

percorso prevalentemente di discesa con tratti

in falsopiano (lungo il "Ru Neuf");

segnaletica: buona ed efficace del TAM (è presente, in parte, quella TDC);

logistica: - Casa d'Accoglienza "Château Verdun" a Saint-Oyen,

- Hotel "Col Serena" a Etroubles;

stazione Pullman: - Utilizzabile al Colle del Gran San Bernardo e a Etroubles;

 

Tappa 2: Etroubles (m 1280) -> Aosta (m 583)

lunghezza percorso principale a piedi: circa 16 km;

difficoltà: nessuna; bei sentieri di montagna, carrarecce,

tratti di strada asfaltata di basso traffico;

percorso prevalentemente di discesa con tratti in falsopiano (lungo il "Ru Neuf");

segnaletica: buona ed efficace del TAM;

logistica: - Hotel "Bus" ad Aosta;

- Hotel "Mignon" ad Aosta;

- Casa di Accoglienza presso il Priorato di Saint-Pierre (a 7 km da Aosta verso ovest);

stazione Pullman: - Utilizzabile a Etroubles e a Aosta;

 

Tappa 3: Aosta (m 583) -> Châtillon (m 549)

lunghezza percorso principale a piedi: circa 25 km;

difficoltà: nessuna a parte il fatto che il percorso è abbastanza lungo ma obbligato per necessità

logistiche;

esso è leggermente ondulato o in falsopiano, lungo i "Ru";

bei sentieri a mezzacosta, carrarecce;

tratti di strada asfaltata di basso traffico;

segnaletica: mancante o scarsa;

logistica: - Hotel "Dufour" di Châtillon,

- Accoglienza presso Istituto Gervasone (dal 2008, ma chiedere per conferma);

- Accoglienza presso Istituto Don Bosco (dal 2008, ma chiedere per conferma);

- Convento dei Cappuccini (solo 6 posti in estate);

stazione FFSS e Pullman: - Utilizzabile a Aosta e a Châtillon;

 

Tappa 4: Châtillon (m 549) -> Verrès (m 391)

lunghezza percorso principale a piedi: circa 20 km;

difficoltà: nessuna a parte il fatto che il percorso è mediamente lungo ma obbligato per

necessità logistiche;

esso è leggermente ondulato o in falsopiano;

bei sentieri a mezzacosta e lungo il fondovalle;

tratti di carrarecce e di strada asfaltata di basso traffico;

segnaletica: mancante o scarsa;

logistica: - Ostello della Gioventù “Il Casello” a Verrès;

- Accoglienza presso Convento di Saint Gilles a Verrès (chiedere per conferma);

stazione FFSS e Pullman: - Utilizzabile a Châtillon;

stazione Pullman: - Utilizzabile a Verrès;

 


Tappa 5: Verrès (m 391) -> Pont Saint Martin (m 345)

lunghezza percorso principale a piedi: circa 15 km;

difficoltà: nessuna;

esso è leggermente ondulato o in falsopiano;

bei sentieri a mezzacosta tra i vigneti e lungo il fondovalle;

tratti di carrarecce e di strada asfaltata di basso traffico;

segnaletica: mancante o scarsa;

logistica: - Hotel "Carla" di Pont Sain Martin;

stazione FFSS e Pullman: - Utilizzabile a Pont Saint Martin;

stazione Pullman: - Utilizzabile a Verrès;

Totale km di cammino sulla Via Francigena in Valle d'Aosta: circa 90 km


 
Il periodo migliore per il cammino sulla Via Francigena in Val d’Aosta:

Da metà luglio, quando la strada e il Colle del Gran San Bernardo vengono liberati dalla neve e fino a metà settembre, prima della chiusura di molti alberghi. Dai contatti finora avuti con gli albergatori e con coloro che offrono accoglienza, il periodo migliore sembrerebbe settembre per il minore afflusso di turisti in questo periodo rispetto a quello prettamente estivo di luglio e agosto.

 

Enea Fiorentini

Informatico con studi di geologia, è nato ad Aosta nel 1945, dove ora risiede.Ha conosciuto molte regioni italiane, camminando sui loro sentieri di montagna ma anche su quelli, per valli e colline, che seguono itinerari a carattere storico-culturale.

 
Ufficiale degli Alpini in congedo, è socio CAI e della GIOVANE MONTAGNA (G.M.). Nell’ambito di quest’ultima Associazione, ha collaborato alla riscoperta di molti sentieri storici, tra cui la Via Francigena in Italia, percorrendo dal 1997 ad oggi, migliaia di km a piedi.
 

Ha collaborato con altri soci della GIOVANE MONTAGNA alla stesura della descrizione di molte tappe per la guida G.M. del 1999: “Il Sentiero del Pellegrino, sulle orme della Via Francigena, da Novalesa e Aquileia a Roma”.

E’ co-autore della più recente guida: “I Sentieri lungo la Via Francigena, da Siena a Roma”, pubblicata dalla RAIERI nel luglio 2005.
 
Sito web: http://www.eneafiorentini.it
Indirizzo di posta elettronica: info@eneafiorentini.it
 


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